Il Body Positivity nella comunicazione dei film

Non è una novità che gli anni ‘90 siano tornati “di moda” nel 2022.

Con questo intendiamo dire che, dal punto di vista della moda, se si confrontano foto di oggi con quelle degli anni ‘90, quasi non si notano differenze.

I famosi corsi e ricorsi storici investono anche il fashion, ma questo si sapeva già…

Anni ’90 vs 2022

La moda ha influenze sulle nostre scelte stilistiche quotidiane. Quel nuovo must have ci piace, lo acquisiamo e lo consolidiamo.

A sinistra l’outfit del film Kiss me, a destra l’outfit di Shein oggi

Sebbene oggi il ritorno della moda anni ‘90 sia abbracciato dalle nuove generazioni, non si può dire lo stesso del modo di comunicare di quegli anni.

Perché? E quali differenze esistono?

Partiamo subito con un esempio dal mondo del cinema… In quanti ricordano o hanno mai visto il film Kiss me del 1999?

Facciamo un breve riassunto per chi non lo conosce affatto: 

Zach Silver è uno dei ragazzi più invidiati dell’intera scuola ma la sua popolarità è in declino a causa di Taylor. La ragazza lo ha infatti lasciato per Brock Hudson, una stella della televisione. Disperato e alla ricerca di un modo per ritornare a essere famoso, il giovane accetta una sfida decisamente impossibile: trasformare l’aspetto esteriore di una secchiona.

Bene, già da questo piccolo incipit è evidente che la trama è del genere classica commedia americana e che il film è pieno dei cliché dell’epoca. Sinceramente, il fatto che sia ricco di cliché non dispiace affatto e il film in sé è davvero molto carino.

La questione sulla quale vale la pena soffermarsi invece è la diversità comunicativa nei film tra ieri e oggi. 

In una delle primissime scene del film, il protagonista e l’amico devono scegliere “la preda perfetta” per attuare la scommessa, la “cozza” la “ugly betty” il “brutto anatroccolo” da trasformare in sex symbol. 

In questa scena, tra le parole che si sentono pronunciare, troviamo: 

“lei è troppo grassa”, “oddio preferisco la cicca ai brufoli” , “lei puzza”, “lei ha troppi peli” e così via…

Una questione comunicativa

Non ne facciamo solo una questione di cliché, le commedie di quegli anni erano quasi totalmente incentrate sul rapporto binario tra l’essere secchiona e non di bell aspetto ed essere la ragazza più invidiata della scuola, ne facciamo piuttosto una questione comunicativa.

Oggi con la nascita del body positivity movement, che promuove l’accettazione di tutti i corpi, indipendentemente dalle dimensioni, dalla forma, dal tono della pelle, dal sesso e dalle capacità fisiche e per il quale ci si concentra meno sull’aspetto fisico e più sulla salute generale del corpo umano, sarebbe impossibile parlare in questo modo e di conseguenza abbracciare questo cliché.

Dai film, agli standard sulle passerelle, ai canoni di bellezza, ai social alla vita personale e quotidiana, oggi l’obiettivo comunicativo è di non aggredire chi è diverso da noi, di abbracciarlo piuttosto, di includerlo. Rendere partecipe la diversità è apertura mentale. 

Di conseguenza, la comunicazione di oggi su tutti i canali comunicativi che esistono non è più incentrata su standard di bellezza appartenenti agli anni passati, ma sulla visione che ogni corpo deve essere amato, perché racconta una storia, una storia personale che in nessun modo può e deve essere calpestata da uno stereotipo arcano.

Come si comportano i brand oggi?

Non sono ancora tanti i brand che abbracciano questa filosofia, ma sicuramente cresce il numero di etichette che si avvicinano a questo pensiero.

Non sapremo mai se si tratta di un cambio rotta radicale,  oppure di una strategia di marketing. Sappiamo però che nel mercato, se la domanda è alta, la risposta non si farà attendere. 

In sintesi, sulla questione del body positivity possiamo dividere i brand in 3 categorie: 

  • Brand che ci credono davvero
  • Brand che cambiano rotta
  • Brand*

*(Un esempio di brand che, per sua mission, non abbracciava il body positivity movement e che oggi pare sia scomparso è Abercrombie & Fitch, i cui standard di bellezza erano vicini all’idea di bello perfetto)

Ti faccio una domanda… Dove acquisti di più?

Siamo abbastanza sicuri che la tua risposta sarà il nome di alcuni franchising più conosciuti del momento. Per la quantità di capi che puoi acquistare, lo scontrino è ancora a portata delle tue tasche. 

Ma quante volte hai pensato “non mi sta” o ancora “quel jeans che presi era taglia 42, perché la 42 di quest altro non mi entra?”

Bene, ti svelo un segreto! Non è il tuo corpo a non “stare dentro un capo” ma sono i capi che spesso non adattati a tutte le fisicità non si prestano per una vestibilità diversa.

Perché accade questo?

Molto spesso perché quel brand non ha concepito i suoi capi per essere adatti a tutti i corpi. Ribadisco, non sei tu il problema! 

Per fortuna però esistono tanti brand che nascono proprio con questa mission. 

Concepiscono e creano i loro capi pensando a tutte le fisicità possibili e non a un unico standard e comunicano il loro obiettivo in modo chiaro.

Vediamo insieme alcuni dei più quotati:

ESHAKTI

Il brand comunica outfit di range ampissimo. Questo significa che offre la possibilità a qualsiasi corpo di scegliere il capo che fa per lui. Inoltre offre la possibilità di personalizzarlo.

AERIE

È il brand che propone modelle diversamente abili e no ai ritocchi con photoshop in uno scenario ricco di colori.

MY OUTFIT ONLINE

Un brand nato nel 2018 a Miami dove avviene anche l’intera produzione. Il brand in due anni ha raggiunto più di 700 mila follower su Instagram e promuove capi basic adatti a ogni occasione e soprattutto adatti a tutti, mostrano chiaramente attraverso i reel che ogni outfit è concepito per tutti i corpi.

Per oggi terminiamo il nostro discorso sulla comunicazione del body positivity movement e ti lasciamo con una domanda: 

Il tuo brand comunica nel modo giusto?